Dalle antiche civiltà matriarcali al diritto paterno

Dalle antiche civiltà matriarcali al diritto paterno di Mirella Santamato

Condivido molto volentieri questo articolo di Mirella Santamato estratto da uno dei suoi libri in quanto come amante DIVULGATRICE e Ricercatrice in ambito della Visione Alchemica, maschile e femminile, in questa scrittrice io ho trovato qualcosa di diverso e particolare dalle classiche divulgazioni. In questo caso parliamo proprio di un Saggio storico alternativo che emana una qualche visione che viene dal passato fino ad arrivare ai nostri tempi.

Alternative Historical – MiryamP

Attraverso una originale rilettura dei versi dell’Iliade, l’antico poema omerico, si scopre il passaggio da una società matrilineare di cooperazione ad una società patriarcale di dominio assoluto che ha cambiato le sorti dell’umanità e in cui siamo ancora immersi. La ricerca dell’autrice porta rivoluzionarie scoperte per aiutarci a scoprire il mondo antico e a decodificare i molti enigmi del mondo moderno.

Through an original reinterpretation of the verses of the Iliad, the ancient Homer’s poem, it’s revealed the transition from a matrilineal society of cooperation to a patriarchal society of absolute domination that changed the fate of mankind. We still live in such a sad type of society. The author’s research brings revolutionary discoveries to help us to explore the ancient world and to decode the many puzzles of the modern one.

Scritto da Mirella Santamato il 28/02/2023. pubblicato in Libero pensiero.


Se sei rimasto/a indietro  leggi qui il primo articolo al riguardo,  link 

Trovi invece qua il secondo e qui puoi leggere la terza parte  e la quarta parte del racconto di Mirella Santamato.

Il grande storico e studioso Bachofen (1815-1887) studiò per primo le antiche civiltà matriarcali, suscitando un enorme interesse per queste tematiche  nel suo tempo. La prima conferma di questi passaggi storici li abbiamo nella letteratura greca classica, prima vera Civiltà fondata sul Maschile.

Infatti, per esempio, nella rappresentazione dell’Oreste di Eschilo, viene chiarificata in forma teatrale il passaggio drammatico dalle forme di diritto materno (ormai agonizzanti) a quelle, ormai vincitrici, del diritto paterno.

Engels riporta le tesi già espresse dal suddetto studioso, dicendo testualmente nel suo trattato “L’origine della famiglia, della proprietà privata, e dello stato”: 

“… Clitennestra, spinta all’amore per l’amante Egisto, uccide il marito Agamennone. Oreste, figlio di Clitennestra e di Agamennone, uccide la madre per vendicare il padre. Per questo viene perseguitato dalle Erinni, che sono Dee del diritto materno. Il matricidio, quindi, e non il parricidio, era considerato il delitto più odioso.”

Oreste è stato incoraggiato al delitto da Apollo, il bel Dio protettore del Maschile. Davanti al tribunale degli Dei si svolge il processo, dove si alternano le ragioni delle Erinni (visione matrilineare) e di Apollo (visione patrilineare). Grazie al voto finale di Atena, giudice supremo, Oreste verrà prosciolto.

Il matricidio non rappresenterà più il delitto più grave, perché viene giustificato dagli Dei “della nuova generazione” che mettono la vendetta del padre superiore alla colpa di assassinio, anche di quello della madre. Atena, dea femminile in abiti guerreschi, è quella che dà il verdetto finale.

Le donne si schierano dalla parte del maschile, tradendo le proprie origini.

La Grecia classica, conforme sia alla precedente civiltà egiziana sia agli antichi concetti patriarcali ebraici, confermerà l’ascesa del maschile e decreterà la morte definitiva del femminile.

Con l’avvento della proprietà privata la donna viene umiliata e diventa mera merce di scambio : un oggetto e neanche dei più preziosi. Viene sempre più allontanata dalla propria Divinità, relegata a ruoli subalterni, impossibilitata ad accedere alla cultura e, di conseguenza, il maschio greco dovrà spesso accoppiarsi con altri maschi per ritrovare un essere umano di pari cultura e raffinatezza.

La donna diventa mezzo di dominio e di proprietà dell’uomo. Diventa un contenitore per generare figli come ruolo. Non esiste più come individuo, come essere, ma è solo corpo, equiparata agli schiavi, e venduta direttamente dal padre (padrone vecchio) al marito (padrone nuovo).

Solo chi affronta l’amore da una parte sola (maschile), senza avere minimamente coscienza dell’altra parte (femminile) si troverà davanti ovviamente il buio, il nulla.

Se l’uomo greco, invece, avesse avuto conoscenza del femminile, avesse amato la donna, e le avesse permesso di accedere ai suoi livelli di cultura, avrebbe accettato e capito che essa porta alla Vita, alla Creazione.

Ci fù una drammaticità delle donne comuni, tenute nell’ignoranza più grave e trattate con la stessa considerazione che si dà alle bestie, anche se a volte era loro permesso farsi agghindare come cagnolini da salotto.

Considerate bestie anche se agghindate d’oro e abiti eleganti.

Questa visione alienata e distorta si è protratta e rinforzata e ne abbiamo prova ancora oggi… O chiamiamola memoria cellulare.

Uno dei più grossi contributi a questo modo di pensare, che ha costruito la base di tutta la nostra cultura europea, è stato dato, dalla forte tradizione ebraico-cristiana, che si è andata a connettere al grosso fiume della tradizione greco-latina.

Tornando alla connessione ebraico-cristiana … Eva stava dando la mela ad Adamo, e, abbiamo detto, non poteva succedere diversamente. Tutti gli Adami del mondo hanno un bel dire, ma così è, che piaccia o meno. Non è né merito della donna, né demerito. È semplicemente stata creata così, con un corpo capace di portare la vita dentro.

Adamo mangia la mela (ovvero conosce la fica) che Eva gli dà. Cioè attraverso Eva Adamo può accedere anche lui alla Conoscenza della Vita completa, alla parte mancante di sé.

Ricordiamo che fin qui va tutto bene; i nostri due personaggi sono ancora nel Paradiso Terrestre, e tutto prosegue per il meglio. Dunque, seguiamo la scena: Adamo mangia la mela e capisce anche lui. Solo in questo momento scatta il disastro.

Adamo, inebriato dal potere di aver finalmente “capito” (grazie al dono di Eva), se la tiene e non dà la conoscenza di Sé alla sua compagna! Cioè non accetta più di scambiare il frutto della propria anima (cioè la conoscenza del maschile) con Eva, con reciproco e scambievole amore, com’era stato preordinato, ma, in un delirio di onnipotenza, decide di arrogarsi il sommo potere tutto da solo.

A questo punto, cioè quando Adamo interrompe il ciclo cosmico d’amore che avrebbe dovuto rifluire tra lui e la sua partner in eterno, ricreando ogni volta benessere e felicità, il cosiddetto Dio si infuria e li scaccia entrambi da Paradiso.

Con inveterata furbizia, Adamo inizia a sottrarre ad Eva la propria consapevolezza.

Eva, per secoli e secoli non ha più saputo di essere divina anche lei, pari a lui, e si è sentita una nullità, cadendo nella trappola. Cancellata completamente la Dea Madre, è stato fatto posto solo ad un Dio Padre, dominatore assoluto del Cielo e della Terra.

Annullandosi, la donna ha avvallato l’odioso meccanismo, poiché è impossibile amare un nulla, un essere che non si considera neanche più un essere umano. Quindi il flusso amoroso si è interrotto da entrambe le parti: il circuito è andato in tilt.

Nessuno, neanche i più rigorosi studiosi delle Sacre Scritture, sapranno mai che cosa sia realmente successo nel Paradiso Terrestre, sempre che ce ne sia stato fisicamente uno. Quello che esiste, ed esiste da sempre, è il pensiero su questi fatti. È ciò che noi pensiamo che è rilevante, in quanto soggetti influenzabili dai propri pensieri.???????

Quello che a me preme puntualizzare, quindi, è ciò che questi antichi archetipi ancora oggi creano nelle nostre menti di uomini e donne occidentali e, presumibilmente, colti ed evoluti.

Anche quando si interrompe il flusso d’amore tra noi e il nostro partner, tra noi e gli altri, tra noi e il Divino, si precipita nell’Inferno.

Brano liberamente tratto dal libro della scrittrice e poeta Mirella Santamato “LA TRAPPOLA INVISIBILE “e “QUANDO TROIA ERA SOLO

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